Haiti è il paese più povero dell’emisfero occidentale ed è già stata recentemente colpita da altri disastri naturali - nel 2008 una serie di uragani causarono la morte di oltre 800 persone – oltre che da gravi condizioni di instabilità politica che hanno indotto nel 2004 le Nazioni Unite ad inviare una missione di peacekeeping.
Quantificare le esatte proporzioni della catastrofe è ancora impossibile, ma le informazioni che ci arrivano dagli operatori delle nostre ONG non fanno che confermare la gravità del disastro. Le stime più ottimistiche parlano di oltre 100.000 morti: molti temono che si superi il record di 240.000 vittime fatto registrare in occasione dello Tsunami del 2004.
Passano le ore e si riducono le speranze di trovare persone in vita sotto le macerie. Le preoccupazioni legate ai rischi per la salute pubblica sono pressanti. Centinaia di cadaveri ancora non hanno trovato sepoltura e rischiano di diventare veicolo di epidemie nei prossimi giorni. A Port-au-Prince praticamente non esistono più strutture sanitarie funzionanti.
I primi team di emergenza sono sul campo per portare gli aiuti e procedere ad una valutazione dei bisogni. Al momento la popolazione necessita di ripari, di kit sanitari e per purificare l’acqua, di ambulatori per la medicina d’urgenza, e di alimenti. La mobilitazione internazionale per assistere i tre milioni di haitiani colpiti dalla catastrofe è massiccia, ma per affrontare le conseguenze del disastro saranno necessari investimenti straordinari.
AGIRE, in coordinamento con il Ministero Affari Esteri, ha immediatamente lanciato un appello di emergenza per raccogliere i fondi necessari a sostenere un intervento rapido, efficace e di dimensioni adeguate alla crisi che stiamo affrontando.
0 commenti:
Posta un commento